VIETNAM – Quando cala la notte ad Hanoi, la folla intorno al lago Hoan Kiem inizia a disperdersi. Do Duy Vi analizza i gruppi di adolescenti a caccia di Pokémon sui loro smartphones, le donne che ballano ed i venditori ambulanti alle prese con l’ultima merce.
“Si impara a captare i dettagli” dice Vi. “A volte sono sporchi, altre trasportano sacchi di vestiti. A volte si capisce dal modo in cui si siedono”.
Vi sta facendo il suo giro notturno alla ricerca dei bambini di strada della capitale del Vietnam. “Sono considerati lo scalino più basso. In vietnamita li chiamano Tre Bui Doi – figli della polvere”, dice.
Vi, 29 anni, è il responsabile principale degli interventi stradali della Fondazione Blue Dragon Children’s, un’ ONG fondata in Australia che lavora con i bambini di strada in Vietnam dal 2004. Ci lavora da sette anni. “Anche io vivevo in strada tra i 14 ed i 15 anni”, dice. “I miei genitori non avevano soldi. Vivevamo in un piccolo villaggio a circa 130 km da Hanoi. A 14 anni ho deciso che avevo bisogno di trovare un lavoro così ho preso su un autobus e sono venuto in città”. Per due anni, Vi ha dormito sul pavimento di un ostello ed ha lavorato come lustrascarpe per le strade. In una giornata buona poteva sperare di guadagnare l’equivalente di 80p. Ricorda ancora la fame e la paura di quei giorni. “Sono stato picchiato un sacco”.
Nessuno è abbastanza sicuro circa il numero di bambini di strada presenti in Vietnam. Un rapporto di Human Rights Watch del 2006 ha stimato che ce ne siano 23.000. L’Unicef sostiene che le cifre ufficiali del governo per il 2014 siano scese a 7.300. Ma queste statistiche non riflettono con precisione il fenomeno dei bambini che vivono e lavorano sulle strade, secondo Vijaya Ratnam-Raman, a capo del Child Protection for Unicef in Vietnam.
“In precedenza erano molto più visibili, tuttavia, la diminuzione di visibilità non necessariamente implica una diminuzione dei numeri reali.”
Al momento Vi è felicemente sposato ed ha una giovane figlia. Ma è stato un incontro casuale di 14 anni fa che gli ha cambiato la vita. Un giorno particolarmente caldo d’estate Vi, mentre era alla ricerca di clienti, si è imbattuto in Michael Brosowski, un insegnante di Sydney. Brosowski aveva istituito un corso gratuito per i bambini che non potevano permettersi di pagare, le lezioni si svolgevano in un piccolo bar la domenica pomeriggio.
“C’era una vera e propria luce intorno a lui”, ricorda Brosowski. “Era un ragazzo chiaramente brillante e molto sicuro di sé. Mi sorrise e mi disse, ‘Shoeshine!’ [lustrascarpe], l’unica parola in inglese che conosceva. Ci siamo seduti nel piccolo cortile fuori da casa mia, mi ha lucidato le scarpe e abbiamo chiacchierato”.
Vi ha iniziato a frequentare le lezioni di Brosowski ed un anno dopo il suo mentore ha istituito Blue Dragon. Il centro offre gratuitamente pasti, vestiti ed aule per più di 200 bambini di strada all’anno. Ha anche dormitori con circa 30 posti letto – sempre pieni.
Vi ha vissuto presso il centro per cinque anni e poi è tornato a Blue Dragon per lavorarci come assistente sociale. Ora è conosciuto come l’”operatore dei miracoli” dell’organizzazione. “Lui può entrare in contatto con dei bambini con cui nessun altro riuscirebbe”, spiega Brosowski. “Penso che sia a causa del background comune – siamo passati attraverso gli stessi problemi”, dice Vi. Altri giovani hanno seguito le sue orme. Blue Dragon ora gestisce un programma ufficiale di formazione per il lavoro sociale, al fine di aiutare più ex bambini di strada a diventare operatori sociali. Quattro giovani si sono recentemente laureati.
Vi unisce i suoi interventi stradali notturni con le sessioni di tutoraggio per gli studenti più giovani interessati al lavoro sociale. Stasera è affiancato da un tranquillo sedicenne.
Attraversa una piazza affollata per chiacchierare con un gruppo di ragazzi che conosce. Minh, piccolo dodicenne che si appoggia alle stampelle, le braccia striate da cicatrici, si butta al collo di Vi. Una gamba dei pantaloni della tuta ridotta a brandelli pende ridondante – ha perso la gamba quando fu fulminato e la sua famiglia non ha potuto farlo curare. Ora Vi sta lavorando con Minh per incoraggiarlo a smettere di chiedere l’elemosina e partecipare alle attività del centro a tempo pieno.
“Ci sono le bande da queste parti” dice Vi “e peggio ancora sappiamo che ci sono un sacco di pedofili che vengono in questa zona, sia vietnamiti che stranieri. Questi bambini subiscono tanti abusi”. Racconta che un bambino incontrato di recente ha ricevuto avances sessuali sei volte durante la sua prima notte in strada”.
Vi sottolinea che l’instaurarsi di un rapporto di fiducia è un processo lento. “La prima volta che si incontrano questi ragazzi, non raccontano la loro vera storia. All’inizio non bisogna fare troppe domande, cercare solo di essere amichevole, parlare con loro di sport, ad esempio di calcio. Raccontare la mia vita da ragazzo di strada.”
Ricorda di un ragazzo incontrato due anni fa. Il quattordicenne era preda dei pedofili ed utilizzava metanfetamine per alleviare il dolore. “Ho lavorato con lui per mesi. Gli ho detto “se hai bisogno di soldi possiamo aiutarti”, ma lui ha rifiutato. Era in un tunnel autodistruttivo – continuava a tornare dai pedofili e dalla droga ” ha detto Vi. “Ogni volta che lo vedevo piangeva. Non sapevo cosa fare. Dopo tre mesi le avevo provate tutte. La gente mi chiedeva perché continuavo ad andarci. Rispondevo “non lo so – tutto quello che posso fare è essere suo amico”.
L’insistenza di Vi l’ha ripagato. Un anno fa il ragazzo si presentò al centro che ora è la sua casa. “Non è mai tornato alla sua vecchia vita” dice Vi, con orgoglio. Poi si parte per un altro dei suoi tour sulla strada, alla ricerca del prossimo bambino da salvare.
[per proteggere l’identità i nomi sono stati cambiati]